sabato 11 settembre 2010

Under pressure


La vendemmia per me comincia ben prima di raccogliere l'uva. Comincia quando mi calo nella pressa per pulirla alla perfezione dalla polvere, dalle incrostazioni, da tutto quello che può esservi entrato in un anno di inattività. E' un lavoro sempre uguale a se stesso, e consolante. Quando lo fai, quando ripeti esattamente i gesti dell'anno prima, e di quello prima ancora, e via via per chissà quante altre vendemmie, ti illudi che il tempo non proceda lungo una retta, ma che percorra un cerchio; un continuo partire, ed un inevitabile ritornare.
Come diceva Montale, " E' un volo. E tu dimentica, dimentica la morte". La pressa, da dentro, è un grande archetipo rutilante d'acciaio: Caverna, Utero, Cucurbita. Terribilis est locus iste, se pensi che una buona metà della tua esistenza è passata da lì dentro, e uscita e sgrondata e sgocciolata fuori assieme ad ogni singolo centilitro di mosto. Meglio se non ci pensi; meglio se ci dai dentro con l'olio di gomito senza guardarti indietro. I vecchi parlavano di luoghi stregati dove " ci si sente", dove senza volerlo chi ci capitava spalancava gli occhi su se stesso, e capiva tutto; spesso non reggendo l'impatto violento della consapevolezza. La pressa è uno di quei posti.

"...e la vita la vita, si fa grande così
e comincia domani

Dove sarò domani? Dove sarò?

Dove sarò domani che ne sarà dei miei sogni infranti, dei miei piani
Dove sarò domani? Tendimi le mani, tendimi le mani
!

Ma domani domani, domani lo so,
lo so che si passa il confine.
Tra le nuvole e il mare, si può fare e rifare;
con un pò di fortuna si può dimenticare.
..
E comincia...domani! "

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